Lo street food di Palermo
Palermo, come il resto della Sicilia, è culla di una cucina ricca in numero ma anche in sapori. Spicca tra questi lo street food palermitano, ovvero il cibo da strada, che può essere acquistato da venditori ambulanti ai lati delle strade e consumato anche stando in piedi.
Lo street food palermitano ha origini antiche di millenni, quando popoli come i Greci, i Fenici e anche i Romani approdavano nei porti della città per commerciare e fare scambi e non avevano modo di fermarsi a consumare pranzi e cene che duravano ore. Cullati anche dal clima dell’isola, i mercanti consumavano il cibo velocemente per poi riprendere a lavorare.
Ancora oggi, mercati come Ballarò, la Vucciria e il Capo sono il luogo prediletto in cui trovare lo street food di Palermo, ma basta camminare per le vie della città, specialmente nel centro storico, per trovare venditori ambulanti da cui gustare le migliori prelibatezze.Ecco 6 delle migliori specialità di street food palermitano da assaggiare.
Arancine
La prima cosa da sapere sulle arancine è senza dubbio il fatto che, in terra palermitana, non bisogna mai chiamarle al maschile. I palermitani non saranno contenti se vi sentiranno pronunciare “arancini” in loro presenza.
Le arancine, come probabilmente già saprete, consistono in riso appallottolato, ricoperto di pangrattato e fritto nell’olio. Può essere condito in diversi modi, anche se i condimenti tradizionali sono due: abburro (al burro) e accarne (alla carne).
Il loro nome deriva dal loro aspetto, che ricorda quello di un’arancia.
Pane con panelle e crocchè
Altra prelibatezza della cucina siciliana è il pane con panelle e crocchè. Si tratta di un tipico panino palermitano (la moffoletta) farcito con crocchè di patate e panelle, ovvero frittelle di farina di ceci fritte nell’olio.
Questa ricetta risale agli arabi, che a quanto pare furono i primi a macinare i ceci per ricavarne la farina.
Questo street food palermitano si può trovare facilmente dai cosiddetti “panellari” che si trovano agli angoli delle strade.
Sfincione
Se sentite un venditore ambulante urlare qualcosa con il megafono per le strade di Palermo, non preoccupatevi: è probabilmente “lo sfincionaro”.
Lo sfincione è uno dei cibi da strada palermitani più saporiti: si tratta di un impasto morbido condito con salsa di pomodoro, acciughe, caciocavallo, cipolla e pangrattato. Il nome deriverebbe proprio dal latino per “soffice”.
La tradizione narra che venne creato dalle suore del monastero di San Vito per cucinare qualcosa di diverso in occasione delle feste, tant’è che prima si era soliti consumarlo solo in periodi pre-festivi o durante le feste di fidanzamento. Oggi, per fortuna, è possibile consumarlo ogni giorno.
Panino con la milza
Il nome di questo street food palermitano lascia ben poco all’immaginazione. Il panino con la milza (“pani ca meusa”), è infatti un panino farcito con milza, polmoni e trachea di vitello rosolati nello strutto. Possiamo trovarli in versione “schetta”, conditi con semplice limone, o “maritata”, conditi con caciocavallo.
Questa pietanza nasce grazie agli ebrei, che non potendo farsi pagare a causa della loro religione, in cambio del lavoro in macelleria si facevano ricompensare con le interiora degli animali, che rivendevano poi ai cristiani attraverso questa nuova pietanza da loro inventata.
Rosticceria
La rosticceria, più che una pietanza in sé, è una categoria di cibo siciliano. Di questa fanno parte anche le arancine, ma si tratta perlopiù di impasti al forno o fritti e lievitati, conditi nei modi più disparati: wurstel, carne, formaggio, besciamella e altre varianti.
Alcuni esempi sono i rollò, i calzoni fritti e al forno e le ravazzate.
L’invenzione di questo street food di Palermo si deve ai cuochi alla corte di Federico II di Svevia, amante della buona tavola, e oggi i palermitani lo consumano a qualsiasi orario della giornata.
Stigghiola
La stigghiola è probabilmente il motivo per cui anche nel primo pomeriggio in alcune zone di Palermo sentiamo odore di carne arrosto. Questo street food consiste in interiora lavate con acqua e sale, infilzate in uno spiedino insieme a del cipollotto e cotte sulla brace, condite poi con limone e sale.
L’origine del nome è probabilmente il latino “extiliola”, ovvero budella; il piatto in sé ha però origine da un piatto greco chiamato Kokoretsi che veniva cucinato nelle isole greche ed era molto simile a quello odierno.